GLI UOMINI DELLA RSI             


UN BEATO PER LA RSI
Valerio Longa
 
 
    Da tempo avevo in animo di lanciare un appello, per mezzo di "Nuovo Fronte", al fine di trovare la via idonea, capace di postulare la beatificazione di un purissimo, forse anche poco conosciuto, martire della R.S.I.. Ho esitato, intimidito dalla maestosità e difficoltà dell'impresa, da me reputata troppo grande, rispetto alla modestia della mia persona. Padre Liberato Rosson, con il suo intervento sublime mi ha sbloccato da quella deleteria psicosi negativa, ritardante un gesto dovuto a un Martire Eroe con il quale ho vissuto fianco a fianco indimenticabili giorni di gagliarda giovinezza, di Fede in quotidiana dedizione agli Ideali più alti. Faccio appello a Padre Liberato Rosson, a Don Gino Marchesini, a Padre Pellegrino Santucci, a Don Edmondo Bianchi, a Don Ennio Innocenti, a Don Folcini, a Padre Antonio Intreccialagli, a Fra' Gianfranco Maria Chiti, a quanti altri del Clero interessato, qualificati come sono per la loro specificità sacerdotale, ad intraprendere i passi necessari alla beatificazione del camerata S. Ten. GNR Gino, Luigi Lorenzi.
    Nato a Bergamo il 14 gennaio 1925 ha frequentato il Corso All. Uff. al Btg Scuola di Varese dal l° marzo al 15 settembre 1944 al Comando del Ten. Col. Enrico Bassani. Era della IIIa Compagnia, 2° plotone, IIIa squadra, la mia! Allievo esemplare, camerata ed amico puntuale, riservato, misurato, coraggioso. Lo ricordo perfettamente al battesimo del fuoco a fine Corso. Gino Lorenzi venne assegnato come S. Ten. di prima nomina al Comando Provinciale di Treviso.
    Nella notte fra il 3 e 4 maggio 1945, dopo la concordata resa, venne crocefisso a una rozza croce presso la Cartiera Burgo, in località Mignagola (Treviso). Testimoni oculari riferirono che i suoi carnefici, per evitargli il supplizio, lo sollecitavano ad abiurare la Sua Fede "La Croce che Gesù Cristo ha portato non può far paura a un cristiano" fu la sua riposta.
    Se 100.000 sono stati i nostri caduti, se tanti come Gaddo Folcini, Bruno Satta, amici e camerati sono morti da Eroi, Gino Lorenzi ha asceso il Calvario di Nostro Signore, subendo la stessa morte atroce. Il martire Gino Lorenzi merita l'onore degli altari! Per Lui, cinquantatré anni dopo il Suo sacrificio, deve innescarsi una mobilitazione spirituale e fattiva che coinvolga tutti coloro che hanno potere, capacità di intraprendere la lunga strada che porti alla Sua beatificazione. La RSI merita un suo Beato proprio per le intrinseche qualità dei tanti suoi giovani Eroi e Martiri. Sacerdoti, membri influenti di Organizzazioni e Ordini, associazioni, superstiti, reduci, stampa, tutti portino la loro grande o piccola pietra al cantiere. Che i nostri figli e i figli dei figli possano un giorno, speriamo non lontano, invocare un Beato martirizzato in Camicia Nera. Ci sono voluti sessant'anni per riconoscere quali Beati tanti martiri caduti in Spagna per mano dei rossi assassini! Non disperiamo dunque, perché la Provvidenza premierà la Sua e la nostra Fede!
 
 
NUOVO FRONTE N. 184. Giugno 1998. (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)

 
APPELLO PER LA BEATIFICAZIONE DI LUIGI LORENZI!
 
Chiunque abbia militato personalmente o fosse a conoscenza di qualcuno che abbia militato
 
nel BATTAGLIONE D'ASSALTO G.N.R. "ROMAGNA" (e segnatamente nella II Cp., ma non solo) fino al suo scioglimento, ed avendo personalmente visto (o ricevuto testimonianza da parenti, conoscenti amici, camerati che in quel BTG. abbiano militato)
 
e sappia qualcosa
 
degli ULTIMI ISTANTI del S.TEN. LUIGI (Gino) LORENZI,
crocifisso
dai partigiani comunisti
nel maggio 1945
presso la Cartiera di Burgo di Mignagola (Treviso)
dopo sommario processo,
 
E' PREGATO DI CONTATTARE CON LA MASSIMA URGENZA IL POSTULATORE DELLA CAUSA comunicando il proprio Nome, Cognome, Tel, Fax, e-mail, ecc. 
 
PER CONTATTI:
 
Nob. Dott. Diego ZOIA
C.P. 32
20010 INVERUNO (MI)
mail: diegozoia@virgilio.it
 
Si ringrazia fin d'ora chiunque si renda disponibile per quest'opera pia. 
repere 05 
 

CREDIAMO IN UN "BEATO" FASCISTA
Giuseppe Cipolla
 
 
    Quando mi parlarono di Gino Lorenzi e delle sue preziose parole pronunciate davanti ai carnefici, provai un senso profondo di quella pietà che travalica l'effimero senso dell'ideologia e si tuffa nel essere del "dovere". Mi immedesimai in questa figura storica che con il suo sacrificio ha contribuito a fare la storia di quell’Italia non nata dalla Resistenza. Gino Lorenzi era un giovane sottotenente dell'esercito della RSI, reduce da Oderzo: fu ucciso mentre faceva ritorno alla sua città natale, Bergamo, dopo una lunga permanenza sulle colline di Conegliano, ospite di una affettuosa famiglia. Quando fu catturato aveva in tasca un lasciapassare del C.L.N. ma non gli servì a salvargli la vita dall'ostinazione cieca e becera di quei partigiani che si erigevano a difensori di una Italia, nata dal sangue e dalla divisione. Gino fu fermato sul Piave a Ponte della Priula e, dopo orrende sevizie, fu crocifisso a due travi dove mori tra atroci sofferenze. Gino era un uomo dal carattere allegro e gioviale ma la sua giovialità non gli era servita a salvarlo dall'odio della "bestia rossa'. Ucciso senza motivo, visto che la guerra ormai era finita, era il 4 maggio del 1945, ucciso da quello stupido odio che contraddistingueva la nascente repubblica democratica, fondata sulla libertà di pensiero. Alla madre in ansia per la morte del figlio le autorità preposte risposerò che Lorenzi, era stato liberato.
    Era solo una ingrata bugia. Quando il corpo di Gino Lorenzi fu esumato, erano evidenti i segni delle torture: aveva la testa sfondata ed una gamba spezzata, ed i testimoni dell'eccidio ricordano ancora con devozione le parole del sottotenente:
    "Muoio come Nostro Signore, sulla croce. La Croce che Nostro Signore ha portato non può fare paura ad un cristiano".
    Quella Croce, per duemila anni baluardo di salvezza, nel momento alto dei sacrificio aveva "beatificato" anche il nostro Lorenzi. “Salve o croce beata, che ricongiungi la terra al cielo e riconcili l'uomo al suo Salvatore” così recita un canone dell'ordinario Romano. Salve o Croce, aggiungiamo noi, strumento salvifico anche dell'idea. Un anziano Signore fiorentino mesi fa mi segnalò il caso di Lorenzi e senza esitazione proposi che era necessario interessare gli organi competenti affinché si procedesse alla "beatificazione" dell'uomo in camicia nera. In molti mi sconsigliarono di intraprendere questa via, per una storia che racchiude 'mille cavilli" bizantini. Ma la fede di un uomo non ha bisogno del lasciapassare dei benpensanti. Ora l'idea di perorare davanti alla “Congregazione delle cause dei Santi" della Santa Sede sta diventando realtà, in quanto il tamtam dell'idea non conosce confini e in tanti scrivono sulla figura di Lorenzi. Chissà se un giorno non tanto remoto potremo venerare e vedere innalzato agli onori degli altari il "Beato", morto per un idea, ma morto da cristiano, Luigi Lorenzi, detto Gino.
 
 
LINEA N. 4. 28 Ottobre 1998. (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)

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